mercoledì 30 gennaio 2013

Il re carciofo

Sembra che tutti non aspettino altro e quando c'è tutti lo prendono. Stiamo parlando del carciofo, quello buono, ed ecco che per magia diventa il re del menu.
La Trattoria Pallottino ha inserito nel suo menu ben quattro pietanze a base di cariofi: i paccheri alla carbonara di carciofi, ultimamente le lasagne ai carciofi, poi il tortino con i carciofi, saltuariamente le scaloppine ai carciofi e sempre a grande richiesta i carciofi fritti. Prossimamente, quando ci sarà quello adatto all'occasione, inseriremo il segato, ovvero la classica insalata con carciofi e grana.
Ma qual'è l'origine di questa strana "pianta", visto che deriva dal cardo selvatico? Pare che sia di origine araba, sempre rimanendo nella fascia mediterranea, ma in casa nostra le coltivazioni abbondano sopratutto nella campagna romana, in quella siciliana e in quella sarda, anche in veneto c'è una sua nicchia e per finire in quella toscana, principalmente nella zona empolese.
Quanti tipi di carciofi ci sono?
Beh, ce ne sono diversi e quelli più noti a noi, grazie alla nostra cucina tradizionale sono i romaneschi, le cosiddette mamme, il precoce di Chiggia, il verde di Palermo o quello sardo, il violetto di toscana, più conosciuto come morello o morellino, in base alla sua dimensione e colore e così via.

Aria di Carnevale? Ecco le chiacchere!

La tradizione è la tradizione e quando arriva il Carnevale cominciano a venir fuori le chicchere (chiaramente in senso mangereccio), però se le volete chiamare cenci, va bene lo stesso, il dolce non cambia.
chiacchere alla Trattoria Pallottino
E' una tradizione piuttosto antica, anzi antichissima, c'è chi fa risalire questo dolce addirittura all'antica Roma e comunque un pò sparsa in tutta Italia, tant'è che a parità del prodotto in altre regioni i nomi cambiano. A Firenze le chiamiamo chiacchere oppure molto più volgarmente "cenci" (dovute alla forma del dolce), c'è poi chi le conosce per bugie, frappe, gale..e l'elenco non finisce qui.
Come ogni anno, con l'arrivo del Carnevale è consuetudine alla Trattoria Pallottino fare i cenci (quando il cuoco ne ha voglia) e che poi a fine pasto vengono offerte ai clienti.
                                                                                        Buon Appetito !!!

martedì 29 gennaio 2013

Fare scarpetta? Nella Trattoria Pallottino non è un obbligo ma un dovere.

E' vero che il galateo ha le sue regole che impongono un certo contegno durante il convivio e non solo a tavola, ma carissimi amici quando ci va ci vuole e noi di Pallottino non ci scandalizzeremo di certo, anzi spesso e volentieri incentiviamo la cosa (chiaramente se è di gradimento).
Quindi, non formalizzatevi sulle regole ferree del galateo, siate liberi, anche se il vostro tavolo viene condiviso con il Principe di Galles (sarà difficile che venga da noi, però non si sa mai) alla Trattoria Pallottino questo non è solo permesso, ma un dovere.
E poi scusatemi, ma per fare scarpetta ci vuole anche una certa classe e perchè no, così come per il galateo ci vuole anche una regola:
A) quando mangiamo una pietanza (primo o secondo che sia) evitiamo di finire la salsa completamente, ma lasciamone una generosa quantità.
B) dimentichiamoci delle posate
C) accertiamoci che al nostro tavolo sia presente il cestino col pane, se non ci fosse o fosse finito richiedetelo prontamente al cameriere chiedendo di mettervi anche il cantuccio
D) il pane dev'essere assolutamente quello toscano, ovvero sciocco
E) stroncare il pane con le sole mani facendo in maniera da avere un pezzetto con la crosta attaccata alla mollica
F) cominciare a fare scarpetta cominciando da una parte del piatto (non consiglio il sistema circolare, la salsa potrebbe strabordare dal piatto)
G) completare la pulizia in maniera omogenea in modo che poi la frase "non avete bisogno del lavapiatti" abbia il suo senso.
Ecco qua, spero di esservi stato utile.
                                                                              
                                                                   In fede
                                                       La Trattoria Pallottino

venerdì 18 gennaio 2013

Trattoria Pallottino, Santa Croce, il mercatino e il sanpietrino

Che Firenze è divisa in quattro quartieri è un fatto risaputo e le origini di questo frazionamento cittadino sono molto antiche, basti pensare al Calcio Sorico Fiorentino dove i quattro quartieri (bianchi, rossi, verdi e azzurri) combattevano e lo fanno tuttora, in una polverosa arena per aggiudicarsi il titolo di campione.
Ma la vita di quartiere com'era e c'era, per così dire un'attività predominante per ciascuna zona? Sicuramente si, per esempio l'oltrarno era un quardiere dove predominavano (ancora oggi) negozi di antiquari, robivecchi, restauratori, ecc, ecc. Il quartiere di S.Giovanni era la grande porta d'accesso alla città, prima con la Stazione Leopolda e poi con quella di S.M.Novella ed è qui infatti che sono locati grandi alberghi e piccole pensioni (Excelsior, Grand Hotel, Anglo Americano, Villa Medici....) e gli altri quartieri?
Beh, dopo il completo rifacimento della città a seguito della decisione di fare temporaneamente Firenze capitale d'Italia, oltre al fattore residenziale, museale, il cuore pulsante della città era il Mercato Centrale, ovvero quello di San Lorenzo, dove per lustri di anni è stato il centro alimentare polivalente dei giorni nostri.
E il quartiere di Santa Croce allora?
Qui la vita era molto più complessa e problematica, vedi la convivenza con le carceri, la criminalità frequente, ma anche una cittadinanza molto più popolare, più fiorentina. Dopo lo smembramento del centro storico è qui che si spostò il cosiddetto ghetto ebraico (vedi la costruzione della Sinagoga) e quindi un proliferare di grande commercio, sia alimentare che no. Prima ancora della costruzione del Mercato di S.Ambrogio il commercio alimentare si svolgeva sulla direttiva che dalla porta di San Pierino (una delle poche porte di accesso alla zona dalla parte del centro) arrivava fino a via dell'Anguillara , difatti via Isola delle Stinche, che fa parte di questa direttiva era chiamata prima "via del mercatino"

in questa strada e nelle stradine adiacenti era tutto un brulicare di bancarelle, per un vivace mercato rionale completamente all'aperto, sulla strada
(fotografia scattata da Marcello Alinari in Hdr)
Diciamo che a differenza della polivalenza del Mercato Centrale, questo Mercatino era predominato dal commercio del pesce, ed era tanto famoso che era frequentato da non rsidenti della zona.

Ma cosa centra allora il pavimento in sanpietrino della Trattoria Pallottino? Pare che oltre alle bancarelle vi fossero anche delle botteghe dove si svolgeva lo stesso commercio, in un cero senso come potrebbe essere oggi il Mercato di San Lorenzo, sia con gli ambulanti, sia con i negozi attigui e quindi questa pavimentazione in sanpietrino potrebbe definirsi come la naturale continuazione del mercatino verso il chiuso.

Questa potrebbe essere la storia che più si avvicina alla verità, per una parte ho letto testi piuttosto antichi sulla storia delle strade cittadine e pee l'altra devo ringraziare gli anziani del quartiere.